DOCUMENTO della

COOPERATIVA EQUO MERCATO

del gennaio 1998

La Coop. EQUO MERCATO (CEM), dopo quattro anni di attività intensa accompagnata da una forte crescita, ha acquisito una significativa presenza nel mercato italiano del commercio equo ed è divenuta un importante partner per numerosi gruppi di produttori sia di artigianato che di alimentari.

A questo punto della nostra storia abbiamo ritenuto doveroso e opportuno avviare all'interno del nostro gruppo un serio e approfondito dibattito con i seguenti obiettivi:

confrontarci

verificare
il nostro operato e le nostre scelte passate e presenti
programmare
una linea futura di lavoro il più possibile coerente con i risultati del confronto.

Abbiamo incominciato con un lavoro di analisi dei principi e della realtà del commercio equo italiano, arrivando a una parziale modifica e/o integrazione di alcuni dei criteri formulati nella dichiarazione comune di intenti stesa dalle cooperative CTM e Commercio Alternativo.

Sul primo criterio:

Il commercio equo è volto a sostenere gruppi democratici di produttori, assicurando loro un prezzo equo e concordato e rapporti paritari, diretti e continuativi

abbiamo fatto alcune considerazioni:

Abbiamo concordato che questo è uno dei problemi del commercio equo che bisogna dirimere entro breve tempo, pena la squalifica del progetto intero. Per ora, secondo noi, prezzo equo è quello deciso dal produttore sulla base del costo delle materie prime, del costo del lavoro locale, della retribuzione dignitosa e regolare per ogni singolo produttore. Proponiamo quindi questa nuova formulazione del criterio suddetto:
Il commercio equo è volto a sostenere gruppi democratici di produttori, assicurando loro un prezzo equo e concordato, fissato dal produttore sulla base del costo delle materie prime, del costo del lavoro locale, della retribuzione dignitosa e regolare per ogni singolo produttore, e garantendo altresì rapporti diretti e continuativi, tendenti a creare una relazione commerciale che escluda reciprocamente costrizioni e/o imposizioni di qualunque tipo . 
Sul secondo criterio:

Offrire ai produttori la possibilità di affrancarsi dallo sfruttamento finanziario tramite il prefinanziamento

Osserviamo quanto segue :

il prefinanziamento è uno strumento utile per stimolare la crescita iniziale di gruppi di produttori con scarse risorse economiche, ma esso potrebbe anche spegnere nei gruppi l'iniziativa volta al risparmio e alla previsione per il futuro. D'altra parte, laddove non ci sono forme di credito solidale, i produttori sono facilmente preda di usurai.

In alcuni casi gli stessi produttori, debitamente aiutati finanziariamente all'inizio, hanno aperto forme di microcredito locale autonomo. Pertanto riteniamo importante agevolare forme di accesso a microcrediti locali, dove ne esistano.

Concordiamo quindi la seguente formulazione:
 
Offrire ai produttori la possibilità di affrancarsi dallo sfruttamento finanziario tramite il prefinanziamento, laddove non esistano altre forme (locali o meno) di accesso a crediti non usurari. Vogliamo inoltre agevolare forme di accesso a microcrediti locali o la tendenza a iniziative di questo genere da parte degli stessi gruppi di produttori.
Il terzo criterio

Importare da gruppi diversi piuttosto che aumentare la produzione

ci è apparso molto discutibile da qualsiasi punto di vista e siamo pertanto giunti alla conclusione di eliminarlo completamente.

Sul quarto

Sostenere produzioni che privilegiano l'uso di materie prime locali, ecologicamente compatibili, con produzione di prodotti finiti, che siano espressioni culturali tipiche.

abbiamo fatto le seguenti considerazioni:

ecologicamente compatibili :
riteniamo necessario aumentare l'impegno, e prima di tutto il nostro, a colmare le lacune di informazione su progetti e prodotti per quanto riguarda il problema della compatibilità ecologica, con particolare attenzione ai prodotti di legno che importiamo e rivendiamo .

espressioni culturali tipiche :
siamo consapevoli della tendenza comune a consigliare ai produttori modifiche che rendano gli oggetti sempre più vendibili secondo le richieste del nostro mercato, a scapito di altri oggetti che sarebbero espressione culturale tipica di un popolo.

Questo ovviamente comporta il rischio di omogeneizzare la produzione e l'offerta sul mercato.

Riteniamo che sarebbe importante maturare una proposta di studio, da portare avanti in collaborazione con botteghe e distributori, sulla possibilità di creare e promuovere linee di prodotti etnici. Completiamo quindi in questo modo il criterio in questione:
 
Sostenere produzioni che privilegiano l'uso di materie prime locali, ecologicamente compatibili, con produzione di prodotti finiti, con particolare impegno alla valorizzazione e promozione di prodotti che siano espressioni tipiche della cultura locale .
Il quinto criterio:

Promuovere nuovi stili di vita e nuovi modelli di sviluppo
Lo eliminiamo poiché lo riteniamo inutile così come è formulato e collocato. Consideriamo invece importante premettere all'elenco dei criteri la seguente affermazione:


 
Obiettivo politico del commercio equo e solidale è favorire la crescita di un atteggiamento critico nei confronti del modello economico dominante e la ricerca di modelli di sviluppo e stili di vita alternativi. Gli strumenti propri del commercio equo e solidale per perseguire questi obiettivi sono la promozione del consumo critico, l'organizzazione di rapporti commerciali e di lavoro non finalizzati al profitto ma alla valorizzazione delle risorse umane disponibili. 
Sesto criterio:

commercializzare il prodotto come mezzo di informazione ed informare su produttori e prodotti, condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo, meccanismi di sfruttamento.
Proponiamo come unica modifica l'aggiunta di un " anche ", che rende il criterio non meno significativo, ma più rispondente alla realtà della presenza commerciale complessiva del commercio equo sul mercato. Ecco dunque la nuova formulazione:


 

Commercializzare il prodotto anche come mezzo di informazione, ed informare su produttori, prodotti, condizioni di vita nei paesi in via di sviluppo e sui meccanismi economici di sfruttamento


Dal complesso delle discussioni svoltesi all'interno del nostro gruppo e da una serie di considerazioni sulle caratteristiche dei principali organismi oggi operanti nel commercio equo italiano e soprattutto sulle loro modalità di interazione, abbiamo maturato con chiarezza due valutazioni che riteniamo fondamentali per orientare e modellare il nostro modo di fare commercio equo e quindi di progettare e programmare il nostro futuro, sia nel senso dell'operatività che sul piano dei fondamenti teorici:
  1. Il commercio equo deve, a nostro avviso, qualificarsi innanzitutto per due caratteristiche fondamentali ed irrinunciabili: la cooperazione (che si contrappone alla competizione, tipica del mercato tradizionale) e l'effettiva democraticità dei processi decisionali.
  2. I rapporti fra le Centrali italiane di commercio equo risultano spesso caratterizzati più da atteggiamenti competitivi che da una onesta e franca collaborazione con una ricerca di confronto e scambio; inoltre ci sembra che le dimensioni delle attuali Centrali non sempre riescono a garantire una adeguata e reale democrazia interna
    .

In base alle considerazioni sopra esposte, abbiamo coerentemente deciso di scegliere per il nostro futuro una posizione e una dimensione che ci consentano di rispettare appieno i principi che riteniamo fondamentali per la nostra visione/interpretazione del Commercio Equo.

Inoltre, nella speranza che una condizione di piena autonomia ci consenta di assumere un ruolo più attivo nell'ambito del confronto in atto fra le diverse Centrali, abbiamo deciso di rassegnare le nostre dimissioni dalla Cooperativa Commercio Alternativo. Con questa, come con le altre Centrali ed organizzazioni grandi e piccole operanti nel commercio equo, ci proponiamo di stabilire e mantenere rapporti di schietta collaborazione e di attivo ed esplicito confronto.

Al nostro interno, mantenendo le ridotte dimensioni e al tempo stesso la ricca pluralità di ruoli, funzioni e contributi che il gruppo dei soci ( come dipendenti o come collaboratori volontari) ha finora assicurato, vogliamo mantenere e difendere come prezioso patrimonio, la piena condivisione delle scelte e degli indirizzi, frutto di un aperto e vivace confronto, così come l'effettiva democraticità dei processi decisionali.