Cari
amici
Alle
ultime Assemblee del ComES non siamo purtroppo riusciti a partecipare inviando
dei nostri rappresentanti. Quasi tutte le poche forze di Equo Mercato sono state
impegnate a risolvere alcuni problemi interni derivanti da difetti formali nella fase di
costituzione della nostra cooperativa, che ci hanno causato serie difficoltà e
ci sono costati una multa salata da parte del Ministero delle Finanze. Siamo
riusciti ad superare anche questa fase e forse ci è anche servita per imparare
qualcosa.
In
questo periodo abbiamo cercato comunque di consolidare i nostri rapporti con i
produttori e non abbiamo smesso di seguire il dibattito e gli avvenimenti che
hanno interessato il movimento del Commercio Equo Italiano, avviando una
riflessione interna sui problemi che abbiamo di fronte, in particolare sul ruolo
che dovrebbe o potrebbe assumere l’Assemblea Generale.
Questo documento vuole
riassumere queste riflessioni e avanzare alcune proposte, che sottoponiamo
all’attenzione di tutti sperando che possano servire a sollecitare il confronto
con botteghe e centrali in vista della prossima riunione dell’Assemblea
Generale.
Negli ultimi anni il
Movimento del Commercio Equo Italiano ha attraversato una fase di grande
partecipazione e confronto in occasione della stesura della Carta dei Criteri. I
frutti positivi di questa fase sono ancora evidenti, nel miglioramento dei
rapporti tra le centrali di importazione e nella crescita di protagonismo di
molte botteghe. Quando la Carta venne approvata era chiaro per tutti che si
trattava non tanto della conclusione di un percorso ma piuttosto di un punto di
partenza e tutti riconoscemmo nell’Assemblea Generale lo strumento fondamentale,
non solo per gestire la Carta, ma anche per affrontare nuove obiettivi di crescita del ComES in
Italia.
Il
lavoro svolto dalle diverse commissioni e gruppi di lavoro ha dimostrato che
questa volontà resta viva, ma nel contempo ci ha portati a confrontarci con i
limiti dell’Assemblea stessa, tanto più evidenti quanto più i problemi che ci
troviamo di fronte diventano complessi.
Alcuni di questi limiti sono
stati sottolineati nel dibattito recente: i soggetti che partecipano
all’assemblea e che hanno sottoscritto la Carta sono ancora una minoranza
rispetto alle Botteghe presenti sul territorio italiano, le posizioni sono spesso molto diverse e
prendere una decisione comune rispettando il metodo del consenso è
faticoso, spesso sarebbero
necessarie decisioni rapide che non si sa come prendere né chi sia autorizzato a
prendere. Ma a fronte di questi
limiti resta il grande valore dell’Assemblea come unica istanza in cui è
possibile un confronto davvero generale, e in cui si può esprimere il
protagonismo di tutti.
Un
primo punto da sottolineare ci sembra quindi l’importanza di riuscire a dare
all’Assemblea gli strumenti per superare i suoi limiti senza perdere il suo
valore di rappresentanza davvero partecipata e unitaria di tutti i soggetti, ma
anzi allargando ulteriormente rappresentatività e
partecipazione.
Pensiamo che per fare questo
non dobbiamo cercare scorciatoie che sembrano risolvere il problema con proposte
di ingegneria organizzativa, ma dobbiamo ritrovare lo spirito di partecipazione
su contenuti forti e su scelte qualificanti che hanno caratterizzato la fase di
stesura della Carta.
Ci
sembra che, in questo momento, sia fondamentale rivendicare all’Assemblea
Generale un ruolo di direzione politica
del ComES in Italia, e non solo di semplice gestione della carta dei
Criteri.
O
meglio:
1) gestire la carta dei
Criteri impone necessariamente oggi un ruolo di direzione politica del ComES che
non può essere assunto altri che dall’Assemblea Generale.
Come
questo ruolo possa conciliarsi con l’autonomia che ogni realtà del Commercio
equo giustamente rivendica per la propria azione è uno dei problemi che abbiamo
di fronte, ma i contenuti stessi della Carta dei Criteri definiscono abbastanza chiaramente i
limiti di tale problema.
Il compito di curare la visibilità politica
del ComES è stato affidato al gruppo di Coordinamento Politico, che ha svolto un
ottimo lavoro. I contatti importanti che si sono stabiliti a livello
istituzionale, l’approfondimento di aspetti giuridici e normativi, la formazione
di un gruppo di persone che hanno affrontato questi temi, sono tutte risorse di
cui, solo due anni fa, non potevamo disporre.
Proprio perché questo lavoro
è stato particolarmente fruttuoso ci
sembra che si stia delineando un problema di direzione politica di questo
gruppo. Per poter raccogliere i
frutti diventa sempre più
urgente definire con precisione
quali sono gli obiettivi che il ComES si pone in confronto alle istituzioni, e
questo ovviamente non è un compito che possa essere affrontato solo all’interno
del Coordinamento Politico.
2)
L’Assemblea deve discutere e decidere se il ComES vuole ottenere un semplice
riconoscimento politico di esistenza oppure dei vantaggi di tipo fiscale o
normativo, o ancora se vuole poter accedere a risorse pubbliche per svolgere la
sua attività.
Da
parte degli interlocutori politici e istituzionali viene la richiesta di
definire cosa è il Commercio Equo, dando una definizione sufficiente mente
precisa e verificabile, in modo da poter definire in base ad essa chi in effetti
debba godere di eventuali benefici o riconoscimenti.
Nel
Gruppo Politico si è verificato quanto sia difficile arrivare a una definizione
soddisfacente, ma nel contempo la carta dei Criteri e l’attività concreta degli
operatori del ComES stanno lì a dimostrare quanto questa realtà sia importante
e come si qualifica.
Ci
sembra che sia importante ridare
spazio alla concretezza di questa presenza reale, anche nei rapporti con le
istituzioni, presentando il più possibile la realtà del ComES, cercando di farne
riconoscere la presenza nei fatti, prima ancora che sul piano giuridico formale.
A livello normativo dobbiamo invece decidere se continuare a cercare una
definizione giuridica che racchiuda in sé tutte e sole le caratteristiche del
ComES, espresse nella carta dei Criteri, o se non sia invece più
conveniente cercare di
definire dei criteri meno
stringenti, che potrebbero essere applicati anche ad altri soggetti.
3)
L’Assemblea deve affrontare questi problemi e assumere iniziative che
coinvolgano il più possibile tutti i soggetti del ComES , volte a valorizzare
l’unità di intenti e di azione dei firmatari della Carta dei
Criteri.
Queste sono solo alcune delle
questioni da definire, ma già bastano per capire l’importanza dei problemi che
abbiamo di fronte, anche perché, già su questi temi ci sono probabilmente
posizioni diverse nel nostro mondo e il dibattito in merito non è si è ancora
sufficientemente sviluppato.
Il
rischio è che questi problemi vengano affrontati solo nel Gruppo politico,
riportando poi nell’Assemblea gli esiti della discussione e le decisioni prese.
Non è solo un rischio di carenza di democrazia (anche se questo problema
evidentemente esiste), ma del rischio ben più grave di uno scollamento dalla
base attiva del Commercio Equo sulla quale invece si basa ogni possibile
credibilità e forza politica del movimento.
Naturalmente questo problema
rimanda a quanto detto al punto precedente, e cioè all’importanza della
direzione politica dell’Assemblea, che deve riuscire ad affrontare questi
problemi con assoluta priorità e chiarezza, senza impantanarsi in discussioni
procedurali.
Ribadire il ruolo dirigente
dell’Assemblea però non basta. La forza del ComEs sta nel lavoro quotidiano
delle botteghe ed è lì che deve manifestarsi l’identità politica che l’Assemblea
esprime.
4)
Per questo ci sembra importante che si arrivi rapidamente a definire una forma
di identificazione delle botteghe e delle centrali che hanno sottoscritto la
Carta dei Criteri, in modo che tutti posano rendere visibile la loro adesione.
Pensiamo a un logo da esporre nelle botteghe ed eventualmente da imporre sui
prodotti, regolarmente registrato e utilizzabile solo da chi ha sottoscritto la
Carta ed è in regola con i Criteri e le regole stabilite dall’Assemblea. Un logo
di questo tipo non è evidentemente un marchio, né il suo uso risolve il problema
di definire adeguatamente il problema della certificazione, ma sarebbe un dato
di fatto che si impone nel paese, e che rende visibile l’esistenza di un
movimento che si riconosce nei criteri della Carta, e che è nei fatti il Commercio Equo e
Solidale.
La
gestione, da parte dell’Assemblea di un logo di questo tipo sarebbe uno
strumento in più per sollecitare la partecipazione delle botteghe e il loro
interesse ad aderire alla carta, soprattutto se accompagnato da una adeguata
campagna di informazione e di sostegno politico.
Il
problema di una definizione precisa di cosa sia il Commercio Equo che viene
posto a livello istituzionale resterebbe naturalmente da risolvere, ma non
possiamo limitarci a discuterne gli aspetti giuridici. Lo spirito delle botteghe
è quello dell’azione diretta (da commercianti e volontari) e non quello della
discussione in commissioni e sottocommissioni (da burocrati e funzionari), e a
questo spirito bisogna richiamarsi con forza in modo da rivitalizzare il loro
protagonismo.
Per
poter affrontare questi compiti l’assemblea ha bisogno di risorse economiche
adeguate. Quindi è urgente affrontare il problema dei finanziamenti. La
disponibilità di un logo, che diventi via via sempre più conosciuto, dovrebbe
invogliare tutti a mettere a disposizione delle risorse economiche, e una
proposta potrebbe essere una tassazione dei firmatari della Carta in una forma
da stabilire.
5)Una proposta potrebbe
essere di versare una percentuale (0,2% – 0,5%) del fatturato per ogni
sottoscrittore della Carta dei Criteri.
Il
problema della forma giuridica dell’Assemblea Generale viene di conseguenza alle
considerazioni precedenti. La
discussione sulla forma giuridica non deve quindi essere affrontata in astratto,
ma a partire da problemi concreti che l’Assemblea ha di fronte e dalle modalità
con cui decide di operare. Su
queste è necessario verificare l’accordo di tutti i soggetti e il problema della
forma giuridica verrà risolto di conseguenza, trovando quella che tecnicamente
permette di svolgere i compiti che l’Assemblea si assume.
Proponiamo quindi che la
prossima Assemblea Generale, dopo aver discusso e deciso in merito ai punti 1,
2, 3, 4, 5 e qualora decida di
realizzare gli obiettivi indicati in tali punti, incarichi un gruppo di lavoro
di trovare la forma giuridica più adatta a tale scopo, arrivando alla successiva
Assemblea con la proposta di costituzione in tale forma
giuridica.