Documento sul lavoro minorile e sul rapporto con due Organizzazioni peruviane che si occupano di bambini e adolescenti lavoratori NATs (Niños y Adolescentes Trabajadores = Bambini e adolescenti Lavoratori) Crediamo che il Commercio equo e solidale possa essere per questi ragazzi una possibilità concreta, perché se per alcuni bambini e adolescenti è necessario lavorare dovremmo almeno garantire loro un lavoro degno. Il presente documento è frutto del contributo, del dibattito e del sostegno dei seguenti Organismi: • COOPERATIVA EQUO MERCATO • ASSOCIAZIONE MONDO EQUO • ASSOCIAZIONE ENCUENTRO • MARCELINO PAN Y VINO - ITALIA • ASPEm Associazione Solidarietà Paesi Emergenti • ASSOCIAZIONE NATs • RETE NATs - ITALIA Le Organizzazioni di cui si parla - Manthoc (M.) - Marcelino Pan Y Vino (M.P.Y V.) Breve presentazione Il MANTHOC (Movimiento Adolescentes y Niños Trabajadores Hijos de Obreros Cristianos = Movimento degli Adolescenti e dei Bambini Lavoratori Figli di Operai Cristiani), nasce nel 1976 nella zona sud della città di Lima, prefiggendosi la promozione dell’organizzazione e degli interessi dei bambini e dei giovani lavoratori, per migliori condizioni di lavoro. Attualmente il Manthoc è presente in 18 centri urbani e rurali del Perù, conta oltre 5.000 partecipanti effettivi e fornisce assistenza a più di 10.000 ragazzi e bambini. È inoltre attivamente impegnato in dibattiti internazionali a sostegno della propria tesi: per questi bambini il lavoro è una scelta dignitosa per combattere la realtà di estrema povertà in cui vivono; si al lavoro, no alla delinquenza, alla prostituzione, allo sfruttamento. La Casa Marcelino Pan y Vino è nata nell’anno 1992 per volontà di Mario Vidori, missionario laico che, operando a Huamachuco, cittadina sulle Ande peruviane a 3.200 m. slm, si accorse che non esistevano spazi adatti a bambini e adolescenti lavoratori e in condizioni di estrema povertà. Attualmente circa 200 NATs partecipano alle attività del Marcelino, dove attraverso una pratica pedagogica, si promuove la formazione integrale di bambini e adolescenti, offrendo loro la possibilità di sviluppare le proprie capacità e potenzialità, per facilitarne il processo di crescita personale e collettivo, affinché queste fasce di età siano riconosciute come attori sociali e detentori di diritti. 1. BREVE STORIA DEL RAPPORTO COL PROBLEMA E CON LE PERSONE Di lavoro minorile nei paesi in via di sviluppo la coop. Equo Mercato ha iniziato a parlare dopo un primo viaggio missione in Perù del febbraio 1995. Ci fu un incontro fortuito, quasi di passaggio, in una delle sedi del MANTHOC a Lima, e questo incontro fu l’inizio di un percorso che ci ha coinvolti in un mondo dove i bambini lavoratori chiedono dignità, equità e diritto a un lavoro. Per circa tre anni il nostro impegno è stato di far conoscere la realtà del MANTHOC e dei bambini lavoratori, attraverso la vendita di alcuni prodotti artigianali (bigliettini augurali), fatti dagli stessi ragazzi e commercializzati nei canali del Commercio Equo e Solidale (CES). È stato l’inizio, a piccoli passi, di un percorso di conoscenza reciproca. In questi anni la commercializzazione di questi prodotti ha avuto un significato importante ed è stata un’esperienza che ha stabilito un ponte concreto tra i ragazzi peruviani e la nostra realtà. Particolarmente significativo è stato l’invito fatto da Equo Mercato al MANTHOC di partecipare alla fiera del CES nel giugno ‘99 a Milano e alla contemporanea assemblea internazionale dell’IFAT, dove i ragazzi avanzarono la richiesta di essere riconosciuti come attori del CES. Assieme a due giovanissimi membri del MANTHOC erano presenti in quell’occasione altri due ragazzi provenienti da un’esperienza simile, quella della Casa Famiglia Marcelino Pan Y Vino, appoggiata dal gruppo Marcelino Pan Y Vino - Italia, da Mondo Equo di Guanzate e da Encuentro di Lurate Caccivio, due botteghe del CES con cui Equo Mercato sta collaborando, condividendo obiettivi e metodi. Gli interventi dei ragazzi alla conferenza IFAT e gli incontri durante la fiera furono un’occasione concreta per riflettere su un progetto in cui i bambini sono parte attiva e non semplice oggetto di discussione nell’ambito del problema del lavoro minorile. Una mostra fotografica realizzata nell’occasione (con la collaborazione anche dell’ASPEm) e gli incontri nelle scuole, furono gli strumenti per conoscere i ragazzi, sentire le loro storie, i loro problemi e soprattutto dare voce a loro, che vivono sulla propria pelle le ingiustizie e le contraddizioni di questo mondo, del sistema economico dettato dall’occidente. Un secondo appuntamento di approfondimento e di crescita che ci ha visti coinvolti è stato l’invito del MANTHOC a partecipare alla loro 16° assemblea, a Lima, nel febbraio 2000, e l’invito alla Casa Marcelino Pan Y Vino a Huamachuco per incontrare i ragazzi e sviluppare ipotesi di collaborazione con loro. Siamo tornati da questi incontri in Perù portando con noi la richiesta dei ragazzi di essere ancor di più protagonisti, anche attraverso il commercio Equo e Solidale, perché loro, nonostante tutto, lottano ogni giorno contro la povertà estrema, contro la violenza, contro l’ingiustizia, e hanno voglia di crescere come esseri umani e non di sopravvivere senza una speranza. E noi, dal loro impegno, comprendiamo una volta di più come sia urgente denunciare le cause che portano i bambini ad essere le vittime di scelte politiche ed economiche fatte in nome di un mondo dove il profitto è più importante della vita dell’Uomo. Con questo documento vogliamo affiancarci alle lotte dei movimenti di questi bambini lavoratori e con loro dare voce alle loro proposte alle loro richieste: ancora di più oggi, dopo aver partecipato all’assemblea dei ragazzi delegati del MANTHOC, dove ci hanno chiesto di essere rappresentanti e portavoce in Italia del loro movimento. 2. I MOTIVI E GLI SCOPI DEL NOSTRO DOCUMENTO A questo punto del nostro percorso di conoscenza sulle problematiche del lavoro minorile attraverso le due realtà che conosciamo direttamente (MANTHOC e Marcelino Pan Y Vino), abbiamo ritenuto opportuno elaborare un documento in cui: - affrontare la tematica complessiva del lavoro minorile: un problema ancora dibattuto da diverse posizioni - esprimere il nostro parere, la nostra posizione e sostenere la richiesta di questi ragazzi di essere accolti come protagonisti nel mondo del Commercio Equo Solidale - chiarire con quali modalità e con quali obiettivi vogliamo collaborare con queste associazioni. 3. LAVORO MINORILE: DI COSA SI PARLA ? Sulla problematica del lavoro minorile, a titolo di premessa vogliamo fare alcune semplici osservazioni. - ci sembra errato e fuorviante generalizzare e assolutizzare sul tema - il concetto è relativo a cultura e tempo, con grandi variazioni anche in tempi brevi all’interno della medesima cultura - anche il concetto di minore età è molto relativo (proviamo a pensare anche al nostro recente passato) - un approccio onesto e costruttivo non può che avere come base una situazione reale, concreta, in un determinato paese/cultura e periodo - questo richiamo va fatto soprattutto al CES, che si pone in relazione diretta (e vuole avere un rapporto attento, sensibile, solidale, non invasivo, rispettoso e non condizionante) con diverse culture - ci sembra quindi che il problema debba sempre essere accostato con un’analisi approfondita della situazione socio-economica del paese, della specifica area economico-culturale, dell’economia familiare, del tipo di lavoro svolto dai bambini, delle sue motivazioni ed effetti, del ruolo che i bambini svolgono, di come essi vivono psicologicamente oltre che fisicamente la loro attività lavorativa, di che cosa ne traggono, non solo sul piano economico ma anche su quello della loro crescita e formazione della personalità. Consideriamo, dunque, quantomeno imprudente accettare per buone le formulazioni/dichiarazioni troppo generali e universalistiche dei grandi Organismi Internazionali che si sono occupati di questo problema, in primo luogo l’Unicef e l’OIL. Detto questo, vogliamo anche ricordare che la problematica del lavoro minorile ha trovato fin dal secolo scorso un’ampia trattazione, prevalentemente in studi di carattere psico-pedagogico, e che esiste quindi sull’argomento una letteratura scientifica molto ricca e varia. Noi non possiamo certo sviluppare il discorso su questo terreno, che ci porterebbe al di là delle nostre capacità e competenze, ma non vogliamo rinunciare ad esporre, in estrema sintesi e semplificazione, quali conoscenze, impressioni e convinzioni abbiamo ricavato da una veloce rassegna del problema: 1. si evidenzia come tipica e quasi sempre presente una posizione “adultista”: si tratta il problema dal punto di vista degli adulti e il parere e le esigenze dei bambini/adolescenti vengono pressoché ignorate. Si ripercuote anche qui, e prevale, la più generale tendenza del mondo adulto occidentale all’esclusione dei bambini come parte attiva nell’organizzazione della società civile. Sul terreno pratico questo frena moltissimo nei bambini l’acquisizione di autostima e capacità organizzative. 2. appare dominante la posizione eurocentrista: nel definire regole e divieti sul lavoro minorile si assumono come modelli di riferimento situazioni proprie delle società occidentali economicamente evolute, e parametri ad esse relativi. 3. Non vengono generalmente considerati gli aspetti positivi che il lavoro può avere, in determinati contesti culturali e socio economici, anche per i minori, in quanto fonte di valorizzazione di sé e di acquisizione di una propria identità positiva, proprio nelle situazioni di difficoltà e povertà in cui essi si trovano a vivere. 4. Non si fa mai una distinzione chiara, o non la si evidenzia, tra lavoro e attività illecite e sfruttamento; il risultato è un atteggiamento di condanna globale di qualsiasi attività lavorativa svolta da soggetti in età minore. 5. La pedagogia ha da lungo tempo dibattuto e teorizzato ampiamente sul valore da attribuire al lavoro minorile, giungendo anche a conclusioni e valutazioni largamente positive (pur nella distinzione fra lavoro educativo e lavoro produttivo), senza tuttavia riuscire a far breccia (salvo rare eccezioni) nel sistema scolastico (particolarmente quello italiano) rimasto legato a un’istruzione tutta basata sullo studio, nell’ambito di un sistema socio-familiare che nei confronti dei minori appare tanto iperprotettivo quanto poco “formativo”. 6. La tendenza comune, che ha trovato prevalente espressione nelle definizioni programmatiche dell’Unicef e nella stessa “Convenzione sui diritti dell’infanzia”, è stata per lungo tempo decisamente “abolizionista”, nel senso che vedeva il lavoro minorile, in generale, come un male da eliminare. Ciò ha determinato la diffusione di questa visione tramite i grandi media e la conseguente formazione di un’opinione pubblica che ha recepito questo messaggio ed ha assunto, a tutti i livelli, posizioni orientate in tal senso. L’esempio più famoso di manifestazione a sostegno di questa opinione è stata forse la “Global March”. Se l’Unicef (già nel Rapporto ‘97) ha rilevato errori, pregiudizi e pericoli insiti nell’applicazione di sanzioni e boicottaggi generali tendenti a combattere il lavoro minorile, ciò non ha determinato correzioni di rotta né sembrano essere state recepite dall’opinione comune. 7. Solo poche Organizzazioni, sorte prima nell’America Latina e più recentemente in Africa e Asia, hanno affrontato il problema del lavoro minorile sul terreno concreto, rendendo i bambini stessi protagonisti e soggetti di una vasta e articolata azione di riscatto/valorizzazione del loro lavoro, accompagnata da strumenti molto efficaci di analisi, definizione, organizzazione e rivendicazione dei propri diritti di fronte all’opinione internazionale. In Italia queste Organizzazioni dei bambini lavoratori hanno trovato una voce autorevole, e documentata ad alto livello scientifico, nella Rivista NATs - nuovi spazi di crescita (edizione italiana dell’omonima rivista internazionale) che fornisce attraverso i suoi articoli un quadro molto aggiornato sul problema del lavoro minorile. Ampia è inoltre la documentazione che informa sulle molteplici iniziative, di carattere locale e/o internazionale, che il movimento dei bambini e adolescenti lavoratori sta portando avanti con estrema chiarezza e coerenza, rivendicando sempre più autorevolmente la posizione di primo interlocutore di tutti gli Enti e Organismi che vogliono parlare e dettare legge sul lavoro minorile. Invitiamo pertanto coloro che vogliono approfondire l’argomento, o verificare le posizioni che noi abbiamo appena accennato, a servirsi di questa rivista, nella quale troveranno un materiale informativo di estremo interesse e di grande efficacia per formarsi un’opinione critica sul tema in questione. Su questi testi, oltre che sulla nostra esperienza diretta, abbiamo elaborato le basi teoriche della nostra posizione nei confronti del lavoro minorile in generale, e in particolare il nostro atteggiamento/rapporto/impegno verso i due Organismi peruviani: Manthoc e Marcelino Pan Y Vino. 4. IL COMMERCIO EQUO E SOLIDALE E IL LAVORO MINORILE Troviamo due espressioni ufficiali della posizione del CES verso il lavoro minorile: - nella Carta dei Criteri del commercio equo e solidale italiano. Punto 3.2: “non ricorrere al lavoro infantile e non sfruttare il lavoro minorile, agendo nel rispetto della Convenzione Internazionale dei diritti dell’infanzia” - nel Codice IFAT (parte prima, punto 6): “non utilizzare lavoro minorile”. In sostanza il CES, nelle sue affermazioni, ricalca le indicazioni delle Organizzazioni Internazionali e la posizione dell’opinione pubblica indotta dai mass media, senza uno sforzo di analisi, distinzione e approfondimento. Si evidenzia un generico pronunciamento negativo nei confronti di un altrettanto generico e indefinito “lavoro minorile”. Crediamo che il CES debba fare qualcosa di più che seguire pedissequamente questi binari; e questo per il rispetto e l’attenzione che deve avere per ciascuna realtà con cui si pone in relazione. Ci sembra che il CES, senza posizioni aprioristiche, né in negativo né in positivo, dovrebbe prendere in seria considerazione ed esaminare con attenzione la situazione degli Organismi di produttori dove il lavoro dei minori sia presente in maniera più o meno palese. Dovrebbe inoltre svolgere un’azione di correzione/limitazione per ricondurre il contributo lavorativo dei minori, ove già non fosse così, entro i limiti di un lavoro dignitoso, proporzionato alle esigenze e ai limiti psicofisici dei minori nel loro specifico contesto culturale; e come tale non solo accettarlo, ma valorizzarlo e difenderlo, dandogli il giusto rilievo e la dovuta importanza. 5. REALTÀ DEL LAVORO INFANTILE IN PERÙ (traduzione parziale di un documento informativo inviatoci da Manthoc) Le condizioni economiche del paese. Attualmente il Perù è sotto gli effetti degli aggiustamenti strutturali del sistema economico-politico neoliberale, nell’attuale era della globalizzazione economica e dell’apertura del mercato internazionale. Questi cambiamenti hanno effetti negativi su ampi settori popolari e in particolare sui bambini e gli adolescenti. Aumentano la povertà estrema, la disoccupazione e la sotto-occupazione. Questo genera un crescente processo di esclusione sociale con le sue conseguenze di deterioramento nel campo dell’alimentazione, della casa, dell’abbigliamento, dell’educazione e della cultura. La priorità data al pagamento del debito estero blocca gli investimenti per creare opportunità di lavoro e per incrementare lo sviluppo integrale della popolazione. L’attuale governo controlla in forma autoritaria i poteri dello Stato e sono fortemente compromessi i valori costituzionali, democratici e civili della popolazione. La corruzione dei funzionari diventa sempre più palese e la violenza delinquenziale percorre tutto il tessuto sociale. La Situazione dei bambini e adolescenti lavoratori. La povertà, senza dubbio, è una delle radici del lavoro di bambini e adolescenti. È per questo che il tasso più alto di lavoro infantile si riscontra nei dipartimenti più poveri del paese, dove costituisce un apporto indispensabile alla sopravvivenza della famiglia. Numero dei minori che lavorano e tipi di lavoro. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica e Informazione, nel 1995 c’erano in Perù 963.097 bambini e adolescenti lavoratori, ma una stima più realistica parla di non meno di 2,5 milioni di NATs tra i 6 e i 17 anni. Il 62,4 % lavorano nel settore primario (agricoltura, caccia e pesca). L’ 8,6 % nel settore industriale. Il 29 % nel terziario (commercio e servizi). Il lavoro dei NATs nelle strade è ovviamente il più visibile, ma non il più frequente (commercio ambulante, lustrascarpe, lavamacchine, bigliettai sui microbus, guide di turisti, caricatori di pacchi). Nelle campagne i NATs fanno parte dell’unità produttiva e di consumo familiare. Ci sono anche i bambini lavoratori in famiglia, non remunerati, che aiutano i genitori; e ci sono gli adolescenti che lavorano in forma dipendente salariata (aiutanti nei laboratori di produzione o di servizio, come impacchettamento, pulizie, distribuzione di messaggi). Condizioni di lavoro, età lavorativa, orari e guadagni I NATs che lavorano nelle strade sono esposti a rischi di incidenti, furti, aggressioni e a pericoli di ordine psicologico e morale. Quelli che lavorano in casa sono esposti a maltrattamenti psicologici e fisici, e anche ad abusi sessuali. Nelle famiglie contadine i bambini si inseriscono nelle attività agricole a 4 o 5 anni. Nelle città il commercio ambulante vede al lavoro bambini fin dai 5 anni. Una statistica approssimata calcola che: il 4 % comincia a lavorare tra i 4 e i 6 anni; il 27 % tra i 7 e i 9 anni e il 69 % a partire dai 9 anni. Risulta alla OIL che il 52 % dei bambini lavoratori lavorano dal lunedì al sabato per 54 ore settimanali, una media di 9 ore al giorno di lavoro. Circa l’80 % dei NATs percepiscono un compenso pari a metà della paga minima e il 20 % riceve la paga minima. Si stima che il loro apporto all’economia familiare raggiunga, in media, il 10 % delle entrate della famiglia. Noi aggiungiamo queste considerazioni Da questa, come da altre fonti d’informazione dirette e indirette, risulta che la realtà economica del Perù, nella quale si inserisce quella particolare del lavoro minorile, è tale da lungo tempo, e anzi è in via di progressivo peggioramento e non ci sono realistiche possibilità di cambiamenti sostanziali in tempi brevi o medi. Ogni illusione in questo senso da parte loro è assente, ma non è pessimismo, è realismo: ogni illusione da parte nostra è ingenuità e rischia di diventare inganno. Il fatto è che, per il Perù, come più in generale per il Sud del mondo, non possiamo ipotizzare una condizione dell’infanzia come quella delle nostre società: i minori in qualche modo devono contribuire al reddito familiare, che noi lo vogliamo o no. L’unica possibilità è la tutela del lavoro dei minori, non la sua eliminazione, perché è impossibile per i paesi in via di sviluppo non chiudere un occhio sui bambini che lavorano: il PIL del Perù, si basa anche sul reddito prodotto dai bambini lavoratori, e questa è una realtà che non si cambia con i proclami. Teniamo conto, infine, che nel contesto di queste economie povere, i bambini che lavorano sono spesso orgogliosi di fare qualcosa di utile per gli altri: con la loro attività essi procurano sostentamento alla famiglia e/o riescono a pagarsi gli studi, possibilità che sarebbero loro precluse nel caso in cui non potessero lavorare. 6. LA POSIZIONE DELLE ORGANIZZAZIONI DEI NATs A fronte delle posizioni abolizioniste dell’Unicef e dell’OIL, che propongono all’opinione pubblica l’abolizione indifferenziata del lavoro minorile, le Organizzazioni di bambini e adolescenti lavoratori (presenti e operanti da molti anni in America Latina, in Africa e in Asia) sostengono la dignità del lavoro infantile, considerato un diritto umano fondamentale, che contribuisce al loro sviluppo e alla sopravvivenza della loro famiglia. Quello che si deve fare, dicono, è cambiare le condizioni dannose che accompagnano il lavoro infantile e, come soluzione finale, eliminare le cause strutturali e socio-culturali che originano la povertà. Inoltre i NATs, da parte loro, hanno dimostrato una straordinaria maturità, consapevolezza e capacità critica di analizzare la propria situazione nel contesto nazionale e mondiale. Ci sembra importante e significativo notare che ai primi punti dell’ordine del giorno della loro ultima assemblea nazionale (febbraio 2000) i NATs del Perù hanno posto: la valutazione dei progressi del loro paese negli ultimi 5 anni dal punto di vista politico, sociale ed economico; una valutazione del governo Fujimori; la posizione da tenere nella campagna elettorale dell’aprile 2000. Solo dopo questa analisi l’assemblea è arrivata a discutere delle loro situazioni specifiche e dei piani concreti d’intervento. A titolo di esempio e come documentazione delle posizioni e delle richieste delle Organizzazioni mondiali dei NATs, riportiamo il testo che segue: DICHIARAZIONE DEI MOVIMENTI DI BAMBINI E ADOLESCENTI LAVORATORI DI AFRICA, AMERICA LATINA E ASIA, RIUNITOSI A DAKAR - SENEGAL - DALL’1 AL 4 MARZO 1998 Nel nostro incontro abbiamo sottolineato le cose seguenti: DIBATTITO SULLA NUOVA CONVENZIONE Chiediamo all’Ufficio Internazionale del Lavoro di poter prendere la parola alla prossima Conferenza di Ginevra, per poterci esprimere sul progetto di nuova Convenzione sulle “forme intollerabili” di lavoro dei bambini. Siamo contrari alla prostituzione, alla schiavitù ed il traffico di droga che utilizzano i bambini. Queste sono attività delittuose non sono lavoro. I Dirigenti Politici debbono saper distinguere quello che è lavoro da quella che è una attività delittuosa. Lottiamo ogni giorno contro i lavori pericolosi e contro lo sfruttamento del lavoro dei bambini. INIZIATIVE E POLITICHE RISPETTO IL LAVORO DEI MINORI I Movimenti di bambine e bambini lavoratori devono essere consultati quando si tratta di prendere Non parteciperemo alla Marcia Globale contro il lavoro minorile, perché i suoi promotori non desiderano tenerci in conto nella organizzazione e perché non possiamo marciare contro il nostro lavoro. 7. LA FILOSOFIA E L’AZIONE DI MANTHOC E MARCELINO Queste due organizzazioni, come le altre che operano con i bambini lavoratori in Perù, si si sono trovate ad agire in contrapposizione sia con la tendenza della società povera peruviana, in cui prevale, per necessità e per tradizione, una visione utilitaristica del bambino e una conseguente tendenza a sfruttarlo per il lavoro che è capace di svolgere, sia con la tendenza, dettata dalle Organizzazioni internazionali, alla condanna di tutto il lavoro minorile come un male da sradicare. Convinte che né l’una né l’altra tendenza possono portare a risultati concreti e positivi per migliorare la condizione presente dei bambini, entrambe le Organizzazioni si sono date obiettivi e metodi che partono da una valutazione positiva del lavoro minorile come fattore di crescita. Pertanto operano per canalizzare il lavoro minorile in forme e condizioni che producano il massimo possibile di effetti positivi, e per farlo diventare fattore di formazione dei bambini/adolescenti, della loro crescita, maturazione, acquisizione di consapevolezza. Su questi principi hanno formulato i loro criteri d’azione e le loro strutture: hanno obiettivi sostanzialmente comuni, pur differenziandosi per la diversa metodologia di approccio al bambino lavoratore e di sostegno alla sua attività. La diversità della loro azione specifica deriva anche dal diverso ambiente in cui svolgono la propria opera: prevalentemente urbano per il Manthoc, tendenzialmente suburbano/contadino per il Marcelino. Queste sono, in breve sintesi, le linee essenziali dell’azione di entrambi gli Organismi: - prendono atto della situazione socio economica delle classi povere e in particolare delle difficoltà dei bambini; - pongono come obiettivo preliminare il favorire nei bambini la consapevolezza della situazione in cui vivono e la volontà/capacità di affrontarla; - favoriscono la ricerca da parte dei ragazzi di ogni forma costruttiva di collaborazione, autogestione, e cercano di stimolare al massimo il loro spirito d’iniziativa; - creano ambienti assistiti di aggregazione per facilitare le azioni di cui sopra (luoghi di svago, mense, occasioni di confronto e discussione); - svolgono un’azione educativa/formativa sotto forma di aiuto scolastico e di un percorso educativo che favorisca: la conoscenza della realtà socio politica del loro paese; la conoscenza e la volontà di affermazione dei propri diritti; la facilitazione di apprendimenti tecnico-pratici; - propongono e attuano forme di lavoro protetto all’interno delle proprie strutture in alternativa ai lavori di strada; - mirano a un equilibrato mix di istruzione-educazione-lavoro-divertimento che favorisca un corretto e solido sviluppo della personalità nel delicato passaggio da bambini ad adolescenti ad adulti; - pongono particolare attenzione alle possibili forme di sfruttamento dei bambini da parte della loro stessa famiglia, con l’imposizone di lavori e responsabilità troppo pesanti sulle spalle dei figli minori; per combattere situazioni di questo tipo viene svolta anche una azione educativa preventiva nei confronti dei genitori. Entrambe le associazioni riconoscono valido e difendono lo slogan: NO ALLO SFRUTTAMENTO, SI AL LAVORO. 8. LA NOSTRA POSIZIONE E IL NOSTRO GIUDIZIO L’azione complessiva svolta da M. e M.P. Y V. ci sembra, nella realtà del Perù di oggi, molto realistica ed efficace, non solo generatrice di un effettivo miglioramento delle condizioni di vita dei bambini, ma anche capace di formare cittadini consapevoli, decisi e organizzati nell’investire le proprie capacità ed energie nella costruzione di una società più giusta. Come tali, le due Organizzazioni ci sembrano meritevoli del massimo appoggio, sostegno e collaborazione, anche quando assumono posizioni in contrasto con le formulazioni teoriche e le campagne proposte dai grandi Organismi Internazionali e condivise dalle organizzazioni sindacali, dalla Cooperazione internazionale e dallo stesso CES (come nel caso della Global March). Pertanto, da parte nostra, diciamo NO ad ogni forma di lavoro minorile che significhi sfruttamento di soggetti deboli e indifesi, che soffochi lo sviluppo psicofisico del bambino, NO al lavoro che non lasci il giusto spazio all’istruzione e al gioco. Non condividiamo, invece, un NO totale e generico a ogni forma di lavoro minorile. Diciamo SI, e lo sosteniamo quando esso: - sia vissuto consapevolmente come proprio contributo al miglioramento delle condizioni economiche della famiglia e aiuto a se stessi (soldi per vestirsi, per pagarsi la scuola e i libri, ecc.); - si esplichi con un impiego ragionevolmente limitato di tempo e fatica; - sia svolto in ambiente protetto e adeguato materialmente e psicologicamente; - sia fonte di acquisizione di abilità pratiche e competenze, inventiva, capacità di iniziativa e progettazione; - sia accompagnato da una formazione civica tendente allo sviluppo di capacità critiche. Sosteniamo pertanto la piena legittimità morale del lavoro minorile organizzato da M. e M.P.Y V. e ne chiediamo il riconoscimento e la valutazione positiva, prima di tutto nell’ambito del Commercio Equo e Solidale. 9. I NOSTRI PROGRAMMI E PROGETTI In seguito a queste considerazioni e premesse cosa ci proponiamo di fare ? - Il Manthoc, nella propria assemblea del febbraio 2000, ci ha chiesto di essere il loro portavoce in Italia e nel CES. Questo ci onora e ci impegna. Risponderemo con il massimo delle nostre capacità ed energie, cercando di unire a noi altre forze. - Cercheremo di sostenere e rafforzare l’importazione dei prodotti dei bambini del M. e di M.P. Y V. Il risultato, in termini di entrate economiche può essere importante per le due organizzazioni al fine di potenziare e migliorare le proprie strutture. - Accompagneremo la diffusione dei prodotti di M. e M.P.Y V. con iniziative correlate di informazione. - diffusione di una Mostra fotografica itinerante “Niños de Perú - un lavoro per crescere liberi” - presentazione di M. e M.P.Y V. in occasione di convegni, incontri, fiere, ecc. - pubblicazione, sui nostri bollettini e su organi informativi del CES, di notizie e aggiornamenti circa l’attività delle due Organizzazioni - sollecitazione, in tutte le occasioni e le sedi di confronto e dibattito, di una riflessione attenta e realistica sul problema del lavoro minorile - collaborazione con Enti, Associazioni e Istituzioni in genere allo scopo di trovare un confronto e un arricchimento delle idee ed attività. La collaborazione con la “Rivista NATs Italia” è già proficuamente in atto e rivolgiamo allo staff editoriale un vivo ringraziamento per l’appoggio che ci hanno dato e per il prezioso contributo di sostegno e documentazione della nostra iniziativa. Nella fase di elaborazione di questo documento abbiamo avuto il piacere di incontrarci e confrontarci con altri Organismi italiani sensibili a questa problematica, A.So.C. e M.L.A.L., che ora ci affiancano e sostengono nel nostro impegno. Noi della Cooperativa Equo Mercato, di Mondo Equo, Encuentro, Aspem e Marcelino Pan Y Vino- Italia, crediamo che il Commercio Equo e Solidale possa contribuire a sviluppare i progetti dei bambini e adolescenti lavoratori organizzati nel Manthoc e nella Casa Marcelino offrendo possibilità di lavoro dignitoso. Tra le attività che vengono proposte dalle due Organizzazioni, la produzione di piccoli oggetti artigianali, come bigliettini augurali, borse in stoffa, porta occhiali, magliette stampate a mano, resta una valida alternativa al lavoro di strada. La produzione di questi oggetti viene fatta con un lavoro collettivo in ambienti protetti e seguiti da collaboratori che curano la formazione dei ragazzi. Questi prodotti vengono commercializzati attraverso i canali del commercio equo e solidale aiutano concretamente l’autofinanziamento dei NATs per il sostegno delle loro attività. Sappiamo che il problema del lavoro minorile resta aperto e che le posizioni in campo sono diverse. Vogliamo approfondire il confronto con tutti, ma siamo fin d’ora convinti che il commercio equo e solidale possa rappresentare una strada concreta per l’applicazione dei diritti fondamentali dei bambini, perché possano essere, oggi e domani, liberi di scegliere. Cantù, maggio 2000
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